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    San Vitale da Castronuovo a Pietra Roseta

  • A seguito delle persecuzioni arabe, molti monaci basiliani provenienti dalla Sicilia si rifugiarono in Calabria. Tra essi, Fra’ Vitale da Castronuovo, il quale, dopo varie peripezie, si fermò prima a Cassano e dopo a Pietra Roseta, dove estirpò mediante la sua orazione alcuni ladri assassini che rapinavano e spesso uccidevano i passanti che transitavano lungo costa. Quei ladri si erano insediati in una dimora posta sulla roccia di fronte al mare, sito che era già sede di un antico tempio pagano dedicato a Venere, dea dell’amore e protettrice dei naviganti.
     
    Allontanati quei blasfemi, Fra’ Vitale, che sarà santo dopo la sua morte, eresse su quella pietra un cenobio, sui resti del quale, due secoli dopo il mille, l’imperatore normanno–svevo Federico II edificò il maestoso castello che oggi possiamo contemplare.
     
    Come si evince da un prezioso manoscritto opera di un monaco siciliano del XVII secolo, raccolta da Padre Giuseppe Perdicaro della Compagnia di Gesù, Fra’ Vitale oltre ad un oratorio dedicato a San Basilio scoprì sopra una fontana con acqua che dicevasi salutifera per gli ammalati (1). Dai resti di mura attigue all’attuale castello federiciano (oggi ripulite ma che si intravedono in alcune fotografie degli anni ’60) si potrebbe dedurre che proprio lì fosse stato costruito quell’oratorio, che si narra era molto visitato da genti di ogni luogo, proprio grazie al carisma taumaturgico di San Vitale.
     
     
    Tuttavia, è da ricordare che verso la collina e prima della creazione dell’agglomerato urbano raccolto nella cinta muraria, comprendente il Castrum Roseti (fine XI sec.), che è diverso da quello della Marina detto Castrum Petrae Roseti (verso la metà del XIII sec.), ci sono quattro grotte, ricovero a suo tempo di monaci sfuggiti alle persecuzioni e scavate nella caratteristica rupe di sabbia rossastra. Di queste grotte, tre risultano oggi tappate da muri di contenimento. Ma ci sono pure i resti di almeno due monasteri; uno attiguo all’attuale chiesa di Sant’Antonio, fuori dalle mura, e l’altro attiguo all’attuale chiesa Madre, ma dentro le mura di cinta. Ciò non ci deve meravigliare anche perché Roseto era facente parte del Mercurion calabro-lucano, area da sempre particolarmente interessata dal fenomeno religioso. Non a caso, a nord del centro abitato, esiste una contrada detta Mercurone, dove un tempo era eretta la cappella dell’Annunziata.
     
     
    Oggi a Roseto, che conta una popolazione di appena 1900 abitanti, esistono cinque chiese: la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Myra, la Chiesa di Sant’Antonio, quella dell’Immacolata Concezione, quella situata in campagna dedicata alla Madonna del Carmine e, nell’abitato Marina, quella dedicata a Sant’Anna. E’ oggi chiusa al culto la piccola chiesetta di Santa Caterina situata sul lungomare degli Achei.           
                 
    (1) Calabria Sacra e Profana di D.Martire - 1876              
    Prof. Rocco Franco