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    Roseto e il Mare

  • Oggi il mare per i rosetani rappresenta la principale risorsa del territorio. Molto amato, quindi, e rispettato nella limpidezza delle acque, non a caso insignite 14 volte della Bandiera Blu Fee. Un tempo, però, i rosetani vedevano in questo mare, che fu di Ulisse e di… Venere richiamata nello scoglio a forma di fiore, simbolo d’Amore, il mare del  “pericolo”. Infatti, pirati arabi, sin dall’VIII secolo,  infestavano le coste calabro- lucane e dove arrivavano depredavano, rapivano, uccidevano. Per prima occupavano le chiese e si narra che in uno della lunga catena degli  assalti, susseguitisi per diversi secoli, proprio a Roseto riuscirono a trafugare una campana che avevano presa di mira, sentendone, appena sforavano l’orizzonte che li approssimava al lido, i  rintocchi particolarmente intonati.  
     
     
    La “Porta Roseti” (o Rosata) era un punto di transito obbligato per i viaggiatori diretti verso le coste della Basilicata e della Puglia. Chi vi transitava doveva, purtroppo, non solo guardarsi dai pirati d’oriente ma anche da ciurme di briganti locali, un gruppo dei quali si era insediato proprio in un locale su Porta Roseta. Questo fatto fu talmente noto che Fra’ Vitale, monaco basiliano di Castronuovo (EN), pensò di fermarsi proprio in quel posto dove, mediante la sua orazione, riuscì ad estirpare quei ladri assassini bonificando spiritualmente il sito.  A memoria, qui ancora oggi si usa dire a chi si sospetta di mano lesta : “Ma v’èrrobbe ‘nu passe d’a Marine!”( Ma vai a rubare al passo della Marina!). A conferma del terrore che seminavano i pirati del mare nella popolazione rosetana girava il detto, famoso in tutti i centri della costa jonica, “ All’erta, all’erta, la campana sona. Li turchi su calati alla marina; chi n’ha le scarpe rutte si le sola. Nun ha paura di pigliare spine”(1).
     
    Tra le storie tramandate e che riguardano i rosetani e il mare, non sempre , però, si rilevano episodi che finiscono in assedi e uccisioni; si dà infatti il caso dell’amore sbocciato tra un pirata e Lucia, una bella fanciulla del luogo, di cui parla lo storico Salvatore Lizzano. Dopo un lungo assedio al Castello sul mare, uno dei pirati rimase ferito e si nascose tra gli oleandri intorno al maniero. Un giorno Lucia, che era andata come di consueto a prendere l’acqua al mare per il pane (nel medioevo i rosetani usavano risparmiare il sale che, come si sa, in quel tempo costava parecchio), sentì un lamento e scorse che tra i cespugli c’era il pirata ferito. Ma non scoppiò la vendetta; i loro occhi si incontrarono ed anche i loro cuori… Dopo traversie, immaginabili, vinse l’amore e i due si sposarono. Lucia in oriente imparò il  ricamo e, quando tornava a Roseto col suo amato, veniva attorniata da fanciulle del posto alle quali insegnava l’arte appresa. E forse non è per caso che, sfogliando i registri di stato civile dell’ottocento e primo novecento, si legge di molte donne rosetane con professione “ricamatrici”.
     
     
    Il tempo poi non s’è fermato e la diffidenza tra i rosetani ed il mare si è trasformata in amicizia e amore. Era così già nella seconda metà del novecento quando una buona fetta della flotta peschereccia del coriglianese scelse la base al lido di Roseto. I ragazzi del centro storico si alzavano alle quattro del mattino, mettevano nel recipiente (‘u punzunette) qualche cipolla, un po’ di frutta e un poco d’olio degli ulivi secolari della collina, per scambiarli col pesce fresco della nottata. Quei pescatori erano gentilissimi e donavano sarde ed alici. Ma se qualche birbantello voleva aggiungerci gli  sgombri che loro nascondevano in un piccolo ripostiglio alla testa della barca (guzzo), allora si arrabbiavano e poteva accadere di essere buttati a mare con tutti i vestiti.
     
    Oggi il mare è tutt’altro; il mare è turismo, è ricchezza. Il mare è rinascita. Vi si scorgono anche le sagome, striscianti tra le onde, del locale Centro Vela. A Roseto ormai la gente viene d’estate per immergersi nelle sue acque, ma viene anche in altri mesi dell’anno; specie nei fine settimana. E vi giungono  in autunno o in inverno gli amanti del surf quando lo scirocco, che tira dritto sul Capo Spulico, assicura i cavalloni che per loro sono il sollucchero.
     
    Prof. Rocco Franco
     
     
    (1) G.Algranati, “Basilicata e Calabria”,TO, 1929, p.225- S.Lizzano, “Roseto nella storia”, Kompos Ed., MT, 1989,pag. 31.